Un percorso iniziato il 26 luglio 2017 in viale Amelia a Roma, durante la commemorazione del 25° anno dalla morte di Rita Atria, in occasione della quale abbiamo proposto, per lei, il conferimento della cittadinanza onoraria, formalizzando tale richiesta, nel mese di novembre successivo, alla Sindaca Raggi.
Un percorso, quindi, durato più di due anni, difficile come tante nostre battaglie.
Pensavamo di dover ancora attendere per veder realizzati il nostro appello a tutte le Istituzioni e la nostra istanza ufficiale al Comune di Roma per il conferimento, richiedendo che anche in Viale Amelia, luogo che ha visto Rita Atria per l’ultima volta, fosse data la giusta dignità al segno fondamentale lasciato dalla giovane testimone di giustizia, donna ribelle, che si è opposta al patriarcato mafioso, ha raccontato fatti e nomi, anche di esponenti politici, “consentendo una ricostruzione ancora più precisa e approfondita del fenomeno mafioso partannese… benché minorenne mostrava immediatamente agli inquirenti grande determinazione nel collaborare con la Giustizia…” (Procura della Repubblica di Marsala 4 marzo 1992, firmata da Paolo Borsellino e dal sostituto Procuratore della Repubblica Alessandra Camassa).
A fine febbraio, finalmente il primo vero passo verso questo riconoscimento: una mozione del Consiglio del Municipio di Roma VII, con il quale si impegna ad avviare l'iter per l’intitolazione a Rita dell'area verde in Viale Amelia con il toponimo “Giardino Rita Atria – Testimone di giustizia e vittima innocente della mafia (1973 – 1992)”.
A questa mozione, sulla base del nostro rinnovato impulso e di un nostro specifico intervento scritto, si affianca una risoluzione dello stesso Consiglio ad attivarsi affinché la Sindaca conferisca la cittadinanza di Roma Capitale a Rita.
A seguito dell’emergenza sanitaria temevamo che questo iter subisse le ricadute di questo “tempo sospeso”, nonostante la nostra tenacia.
Poi il 28 aprile, viene convocato il Consiglio del Municipio VII per la discussione dei due atti, per il quale ci perviene l’invito a partecipare.
Durante la seduta, ovviamente effettuata da remoto vista la “peculiare” situazione, abbiamo evidenziato nuovamente – tramite la vicepresidente Nadia Furnari, una delle fondatrici della nostra Associazione – che Rita ha lasciato un testimone da raccogliere per combattere contro quella indifferenza che isola e “uccide”, contro il silenzio che permette il proliferare del sistema mafioso e il dilagare nei gangli vitali della vita pubblica del nostro paese, ribadendo che la scelta e la denuncia radicale di Rita rappresenta un riferimento forte soprattutto per le giovani e i giovani, una “stella” che può illuminare un percorso limpido, libero di autodeterminazione, un percorso per cambiare un sistema di valori che ha preso il sopravvento e che puzza di quel “compromesso morale”, di quella contiguità e quindi della complicità di cui parlava il giudice Paolo Borsellino.
I due atti vengono votati all’unanimità.
Il “giardino Rita Atria” insieme al riconoscimento della cittadinanza onoraria sono un segno tangibile sul territorio, di memoria attiva che si concretizza in una testimonianza collettiva che deve crescere ogni giorno in modo coerente nella coscienza e nelle azioni quotidiane, nel rifiuto della mentalità mafiosa, soprattutto per le giovani generazioni.
In calce, vogliamo anche dire che nel medesimo consiglio si è votata l’intitolazione dei giardini in piazza San Giovanni Bosco a Piergiorgio Welby e che ciò è stato per noi un motivo in più di soddisfazione considerato che le strade, nostra e di Mina, la moglie, si sono già incrociate più volte.
GRAZIE RITA