Graziella Proto

Il dire e il fare delle donne nella lotta alle mafie

fonte: "noidonne"
Dalla VIVA VOCE di Graziella Proto: donna e giornalista in terra di mafia


Giuseppe Fava, il giornalista scrittore ucciso dalla mafia il 5 gennaio del 1984, le diceva sempre "…molla tutto e vieni con noi…" Noi, vale a dire " I SICILIANI " la rivista da lui fondata e diretta.
“... è una persona vera” dice uno studente del liceo Ariosto di Reggio Emilia, per descriverla dopo averla ascoltata. Graziella Proto, ospite del progetto “Percorsi di Cittadinanza & Legalità” promosso dal Consorzio “O. Romero” a marzo 2010 stimolata dal tema “Donna e giornalista in terra di mafia”, è un ciclone. I ragazzi e le ragazze di Reggio Emilia, affascinati, ascoltano dalla sua viva voce il racconto della sua esperienza di giornalismo militante. Un’esperienza difficile, importante, avventurosa, utile. L’antimafia non avrebbe potuto fare a meno del suo contributo. Nell’ottobre del 2007 è stata inserita, unica donna, tra i giornalisti minacciati dalla mafia (Venerdì di Repubblica).
Conclude l’incontro con i giovani, ma abbiamo ancora un po’ di tempo per conoscere meglio una donna che, ancora oggi, è protagonista di importanti pagine di giornalismo ed impegno antimafia.

Il tuo giornalismo parla di cose vere. Fatti, nomi e cognomi. Hai sempre pensato di fare la giornalista? Dove hai imparato?

Io sono biologa. Certamente l'incontro con Giuseppe Fava è stato determinante. Lui è stato un grande, mi ha spronato moltissimo, mi ha contagiato la sua passione per il giornalismo… facevo i miei esperimenti con le cavie negli stabulari dell'università e subito dopo ero in qualche sezione del Partito Comunista per intervistare i vecchi compagni… Ho imparato così, in una scuola di altissimo livello e con un maestro geniale.

La tua vita si è spesso intrecciata con mondi differenti: dal giornalismo all’impegno politico, dall’insegnamento alla ricerca scientifica. Come hai conciliato interessi in alcuni casi tanto distanti fra loro?

Facendo salti mortali come tutte le altre donne impegnate dentro e fuori casa; donne che amano la famiglia e contemporaneamente sono rapite da altro interesse, politico o professionale; convinte che si possa fare l'uno e l'altro. Sono una donna innamorata della vita; appassionata alle cose che faccio. Per ritagliarmi una parte di spazio dagli affetti e dai doveri sono stata in guerra tutti giorni. Mio marito innamoratissimo è stato il mio irriducibile nemico e, nel contempo, il mio più grande sostenitore. Pur non condividendo, è stata l'unica persona a rimanermi accanto tutte le volte che i problemi mi sommergevano e, intorno a me, si faceva il vuoto.

Com’è cambiata la tua vita da presidente della cooperativa “I Siciliani”?

L'esperienza de " I Siciliani " è stata meravigliosa, affascinante e tragica. Sono stata eletta presidente dopo la morte di Fava in un momento in cui le cose andavano malissimo - sia per le finanze che per la disgregazione del gruppo. Ero la più anziana; l'unica con un reddito, il mio stipendio e la mia dedizione alla causa li avevo già impegnati lì. Per finanziare il progetto, e fare uscire il giornale per cui Fava era stato ammazzato, giravo come una trottola per cercare alleati… amici... idee. Un impegno a 360 gradi non sempre apprezzato dai miei compagni di cordata. Quando arrivò il fallimento, la mia vita cambiò totalmente. Per anni ho combattuto una battaglia logorante con i tribunali, con i pregiudizi, i pettegolezzi, le maldicenze.

Da “I Siciliani” a “Casablanca”. Un modo coraggioso di usare la penna contro le mafie e le ingiustizie. Serve ancora? E tu, ti senti ancora di farlo?

Ho collaborato con Enzo Biagi, con Liberazione di Sandro Curzi che mi stimava tantissimo, Avvenimenti, Antimafia 2000 e tante piccole testate locali… ma avere un giornale intero a disposizione era ben altro: la scommessa di un nuovo mensile nel solco de "I Siciliani" era eccitante. Casablanca a Catania. Una rivista antimafiosa diretta, edita e gestita da una donna, perché no? Non mi sento di paragonare "I Siciliani" a "Casablanca", mi sa di blasfemo. Nel primo c'era Fava, il maestro, l'artista… Tuttavia bisogna dire che, oggi, a collaborare con Casablanca sono persone e professionisti plasmati da Giuseppe Fava e lo stile comunicativo lo rivela. Un’altra avventura entusiasmante, un giornale irriverente, ironico, allegro. Inchieste sulla mafia, cronaca e tante donne. Un ritratto al mese di grandi o piccole donne. Due anni di edicola in solitaria economia… problemi di quotidiana sopravvivenza. Se serve ancora scrivere contro le mafie? Sì. Anzi, oggi più che mai. La mafia ha cambiato da tempo fisionomia e caratteristiche. Le multinazionali sono un ottimo treno per far viaggiare il denaro sporco. Rifarei tutti i sacrifici che ho fatto ma, nel frattempo, sono diventata nonna e i miei nipotini si propongono come padroni assoluti del mio tempo.

(10 maggio 2010)

Graziella Proto

Graziella Proto

Graziella Proto

Graziella Proto

Graziella Proto: a woman and a journalist in a land of Mafia.

The telling and the actions of women in the fight against Mafia

Giuseppe Fava, a journalist and writer killed by Mafia on January 5th, 1984, used to tell her: “leave everything behind and come with us…” ‘Us’ means ‘I SICILIANI’, a periodical created and run by him.  “He was an authentic person” – said a student from “Ariosto” High School in Reggio Emilia, as he described her after her speech. Graziella Proto, hosted by the “Percorsi di Cittadinanza & Legalità” project promoted by the “O. Romero” Group in March 2010 and stimulated by the topic “a woman and a journalist in a land of Mafia”, is a whirlwind. The young people in Reggio Emilia, thrilled, listened to the tale of her experience as an activist journalist.  It was a difficult, important, adventurous, useful experience. The anti-Mafia could not have done without her contribution. In October, 2007, she was listed – she was the only woman – among the journalists threatened by the Mafia. (Venerdì di Repubblica).
She ends the meeting with the young people, but we still have time to get to know better this woman, who is still a protagonist of important pages of journalism and of the commitment against Mafia.

Your work as a journalist involves true events. Data, names, surnames. Have you always wanted to become a journalist? Where did you learn?
I am a biologist. Surely, having met Giuseppe Fava has been decisive. He was a great man, he encouraged me, and he transmitted me his passion for the journalism… I did my experiments with test animals at university, and soon after I was in some branch of the Communist Party interviewing old comrades… That is how I learnt, in a high-level school and tank to a brilliant teacher.  

Your life has often been intertwined in different ways: from journalism to political activism, from teaching to research. How did you combine such different interests? 

With great difficulty, as many working women do. As many women who love their families and, at the same time, have other interests, which may be political or professional. We believe that we can do both. I am a woman who is in love with life. I am passionate about what I do. I fought every day to gain some time away from my family duties. My beloved husband was my ferocious enemy and, at the same time, my greatest supporter. Even though he did not agree with my lifestyle, he was the only one to be at my side every time problems would drown me and I was alone.

How has your life changed since your election as president of the “I Siciliani” cooperative?
The “ I Siciliani “experience has been wonderful, thrilling and tragic. I was elected president after Fava died. It was a bad moment – financially and cooperative-wise. I was the eldest, the only one with an income. In order to finance the project and to publish the periodical that was the reason why Fava was killed, I was working really hard to find allies, friends, and ideas. It was a total commitment which was not always appreciated by my colleagues. When the failure came, my life totally changed. For years I have been fighting a battle against courts, prejudices, gossips.  

From  “I Siciliani” to “Casablanca”. That is a brave way to write against Mafia and injustices. Is it still useful? And are you still willing to do it?

I worked with Enzo Biagi, with Sandro Curzi in “Liberazione”. Curzi had me in great consideration. “Avvenimenti”, “Antimafia 2000” and many other local periodicals… However, having a whole periodical at my disposal was a completely different thing. The bet on another periodical as  "I Siciliani" was exciting. “Casablanca” in Catania. It was a direct  anti-Mafia periodical, and it was published and run by a woman. Why not? I do not want to compare “I Siciliani" to "Casablanca", it would be blasphemous. In the first one there was Fava, the master, the artist… Nevertheless, it must be said that today the people collaborating with “Casablanca” are professionals shaped by Giuseppe Fava, and their communicative style reveals that. It was another exciting adventure, an irreverent, ironic, cheerful periodical. Inquiries on the Mafia, news, and stories about women. Every month, a story about great or simple women. Two years of publications with an independent economy… There were every day survival problems. Is still useful to write against Mafia? Yes. Nowadays more than ever. The Mafia has changed its shape and features. Multinational corporations are a great means of laundering. I would do all the work again, but, meanwhile, I became a grandmother and my nephews now rule my world.

(May 10th, 2010)                                                                                                                                                                Translated by Paola De Facendis

Siamo un'associazione completamente autofinanziata

Associazione Antimafie "Rita Atria"C.F. 92020250830
Intesa Sanpaolo filiale di Milazzo

IBAN: IT57C0306982292100000002659

 

Donazioni con PayPal

email: info@ritaatria.it

pec: associazioneantimafieritaatria@pec.it

copyright 2020 Associazione Antimafie Rita Atria - C.F. 92020250830 - info@ritaatria.it