Graziella Proto
http://lesiciliane.org/casablanca-n-33
Stefania Noce è stata ammazzata dall’ex fidanzato. Era ancora molto giovane, ma è bastato per rimanere nella memoria di tanti donne e uomini, giovani e non. Le femministe datate, per esempio, alle quali spesso si rivolgeva con rispetto per spronarle ulteriormente nelle loro battaglie, perché le ragazze della sua età ne avevano bisogno. Non approfondiremo l’orrore. Non faremo i cesellatori. Riflessioni accademiche. Stefania, ragazza intelligente, colta, impegnata nel sociale e in politica. Ribelle e libera. Dolce ma non remissiva. È stata scannata dal suo fidanzato abbandonato. Sognava un amore felice, e la rivoluzione. Noi vogliamo collocarla fra “le siciliane”, quelle donne che contano, che meritano di essere ricordate perché magari senza saperlo hanno fatto la storia del nostro paese. Per il loro impegno, le loro idee, i loro comportamenti, il loro quotidiano.
“Ci ha massacrato tutti”, dice la voce disperata al telefono e riattacca. Sono le ore 10 del 27 dicembre 2011. La persona che riceve la telefonata è Rosa Miano che in quel momento si trova negli uffici dei carabinieri di Licodia Eubea per fare una denuncia. Durante la notte ignoti (ma mica tanto ignoti) si sono introdotti nel suo garage al pianterreno della sua abitazione ed hanno sabotato la sua macchina. A proposito degli ignoti la signora aveva fatto presente che sospettava di Loris Gagliano, ex fidanzato di sua figlia che non accettava la rottura del rapporto.
Quella tragica telefonata interrompe la verbalizzazione. Cosa stava succedendo a casa Miano? Cosa voleva dire quella telefonata della madre della signora Rosa?
Tutti si precipitano in via Cairoli, abitazione dei Miano che si trova a poche centinaia di metri dalla stazione dei carabinieri.
La viuzza è piccola, stretta, tortuosa. Quasi un budello a forma di Y e alla fine c’è una piccola casa dirupata. Una specie di postazione per ispezionare due strade, qualora qualcuno lo volesse. Dalla casupola si possono osservare i due rami della strada e anche di casa Miano, da un lato l’ingresso dell’appartamento e dall’altro quella del garage. Di più. Da quella catapecchia si può avere una visione completa e quindi un controllo totale di quell’abitazione sita in via Cairoli 5. Chi entra, chi esce, chi rimane a casa.
In quella casa abitava Stefania Noce, sua madre Rosa Miano e i nonni materni. A controllare l’abitazione e i suoi dimoranti quel giorno c’era lui, Loris Gagliano, ex fidanzato di Stefania, l’innamorato abbandonato e non rassegnato. Un ragazzo strano dicono in tanti, amici e conoscenti della coppia, o semplici vicini di casa che l’avevano notato e che di lui poco sapevano. Loris non è di Licodia Eubea ma del vicino Caltagirone, paese noto per le sue ceramiche esportate in tutto il mondo. Il ragazzo non accetta la rottura, non può permettere che la sua ragazza inizi una nuova vita autonoma, indipendente… forse nuove relazioni… Mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia… Dicono decine e decine di bigliettini che Loris ha lasciato nella stanza di Stefania… una “manifestazione d’amore” enorme che fa sciogliere tante donne innamorate… invece… dovrebbe far preoccupare. Impensierire. Se ripetuto, preoccupare, allarmare. Recuperare lucidità nel rapporto per esaminare, soppesare, valutare… Stefania l’aveva fatto…. STEFANIA era una studentessa di lettere all’università di Catania, una femminista come nemmeno durante la prima ora del femminismo, una compagna impegnata, dolce, battagliera, sorridente ed ottimista. Assieme al movimento studentesco della città etnea ha fatto tante battaglie, frequentava assiduamente il centro sociale Exsperia… sempre presente nelle imprese umanitarie, solidali… Una foto durante la manifestazione nazionale del 13 dicembre 2011 – le donne rivendicano più diritti e più dignità –documenta la vita di questa giovane vittima. Stefania che tiene alto un cartello con su scritto: “Non sono in vendita”. Ogni occasione era buona per manifestare la sua libertà, indipendenza, autodeterminazione.
Libera da ricatti affettivi, sovrastrutture, gabbie retoriche. Una ragazza che sa ciò che vuole, che sapeva benissimo chi aveva a fianco ma sperava di farlo maturare. Una folle, illusoria, ottimistica speranza che investe tante donne. Loris, raccontano gli amici comuni, era quasi dipendente da lei, all’interno del rapporto viveva in maniera parassitaria rispetto a Stefania verso la quale mostrava invidia con il conseguente il timore che lo mettesse in cattiva luce nei confronti degli altri. Praticamente una persona che non riconosce in Stefania la compagna di vita, autonoma, indipendente, portatrice di valori, la persona con cui accompagnarsi e crescere insieme. L’amava – forse – la usava – certamente. Rosa Miano di Loris dice che “ha un carattere bipolare, ovvero passa facilmente da uno stato d’animo all’altro, dimostrando di essere portato verso la vendetta e la ritorsione”.
Loris Gagliano e Stefania Noce avevano entrambi 24 anni e frequentavano l’università. Una coppia di innamorati come tanti all’apparenza. Lui, studente della facoltà di Psicologia all’università La Sapienza di Roma. Lei, iscritta alla Facoltà di Lettere a Catania dove era molto conosciuta per il suo attivismo e la sua passione. Dopo un tradimento di Loris con una sua collega romana Stefania lo perdona ma qualcosa è cambiato, il loro rapporto non è più idilliaco, forse la ragazza vorrebbe salvare la relazione , si sottopongono ad una terapia di coppia, ma… non bastava. Non è bastato. Stefania era turbata, la relazione faceva acqua da tutte le parti, inoltre, è sconvolta, ha scoperto che Loris visitava siti internet relativi a omicidi passionali tipo “come sgozzare la mia ragazza”. Eppure Stefania tentennava a lasciarlo perché pensava si sarebbe suicidato. A fine dicembre 2011 tutti e due erano tornati a casa per le feste natalizie. La corda ormai è troppo tesa. Il rapporto altalenante. Quando Stefania gli comunicò la volontà di voler interrompere la loro relazione lui la strattonò più volte con violenza… trascinandola per i capelli. Si trovavano all’interno di un pub di Licodia Eubea. Le “divergenze costruttive” come dice Loris o per meglio dire l’estroversa semplicità di Stefania e l’ombrosità di Loris vanno in collisione. Lui insiste per continuare, lei non ritorna sui suoi passi. Non lo vuole più né sentire, né vedere. Ufficialmente sta male. Non uscirà di casa. O comunque non uscirà con lui. Loris non crede al malessere della ragazza, pensa sia una scusa per non incontrarlo o per incontrarsi con qualcun altro… si organizza per la vendetta. Si apposta nel sottoscala della casupola abbandonata e si organizza: coperta di lana, generi alimentari, armi bianche di ogni specie, attende la sua vittima… per poco tempo… per lungo tempo… non importa, gli servirà per gli aggiustamenti del progetto… la premeditazione. Nel buio della sera pensa che la potrà colpire con la balestra … arma silenziosa… ma ha con sé anche un coltello da macellaio, e tanti altri gioielli per ferirla e farla fuori. La sua passione per le armi bianche! Quella sera Stefania ritorna a casa con la sua amica Annamaria che la accompagna fin dentro casa… agirà l’indomani. Il progetto cambia: entrerà nel garage, danneggerà l’auto della mamma Rosa che andrà dai carabinieri, si accerterà che lei sia in caserma e che con la ragazza ci sono solo i due anziani nonni, quindi entrerà con le chiavi che possedeva, il nonno lo metterà da parte prima che lo stesso imbracci il vecchio fucile, e a lei darà ciò che si merita. È andata così. Ha ammazzato il nonno, ferito mortalmente la nonna, ucciso con ripetute aggressioni la ragazza. Metterà a verbale: “avevo molta rabbia verso di lei e, con un coltello, ho colpito la stessa e le altre due persone…”; diceva di essere ancora innamorato della fidanzata nonostante lei avesse cercato di farlo ingelosire e fosse violenta sia verbalmente che fisicamente… “nei momenti di crisi… lei cercava di farmi ingelosire sia usando familiarità con altri ragazzi, sia sfidandomi con le parole e con le percosse… sono ancora innamorato di lei e non avrei mai pensato di arrivare a livelli di tale genere… negli ultimi tempi in particolare modo Stefania aveva dei momenti in cui io non riuscivo a contenerla nelle sue invettive e manifestazioni di disagio nei miei confronti. Stefania era capace di suscitare in me sentimenti molto forti ma anche di annichilirmi con la sua violenza verbale, anche se io cercavo di non considerarla”. Per tutti i suoi pregi che per l’omicida erano difetti, Stefania –secondo il medico legale – è stata scannata.
Le osservazioni all’Italia di Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite per il contrasto della violenza sulle donne, sono pesanti.
“Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita”, ha detto Manjoo a Ginevra. “In Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza”, riconosce, “questi risultati non hanno però portato a una diminuzione di femminicidio o sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine”.
“Il mio report sottolinea la questione della responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza”, dice la funzionaria Onu, “analizza l’impunità e l’aspetto della violenza istituzionale in merito agli omicidi di donne (femicidio) causati da azioni o omissioni dello Stato”. La violenza di genere in Italia entra a pieno titolo sotto la lente dei diritti umani. Un Rapporto in un centinaio di punti, con un’analisi puntuale degli aspetti economici e sociali e politici che ne sono all’origine. “Il femmicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne”. E ancora: “Queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine a una serie di violenze continuative nel tempo”. Un’analisi serrata su cause e conseguenze di una politica che ancora troppo poco fa per eliminare le disparità di genere.
Stefania è stata scannata. È una vittima di femminicidio. Ma pur non essendoci fisicamente può continuare a vivere, non solo nel ricordo di chi le è stato accanto, ma nella memoria di tutti coloro che in qualche modo si sentono toccati dalla vita di questa Donna.
Prima che qualcuno si arrogasse il diritto di strapparle la vita, Stefania era una donna libera, che ricercava la libertà ma allo stesso tempo era pronta a metterla in discussione in quei casi in cui lo riteneva necessario. Lei stessa si metteva continuamente in discussione, risultando aperta a nuove prospettive, al dialogo, pronta a riformulare i propri pensieri mantenendo comunque la propria personalità. Era arrivata ad avere una piena coscienza di sé e del proprio essere nella società, lottava contro le ingiustizie per fare in modo che chi le stava attorno avesse altrettanta libertà e coscienza di sé. Era interessata al mondo con le sue mille contraddizioni, a viverci dentro cercando di cambiarlo in meglio con le proprie possibilità. Non credeva che ciò fosse qualcosa di irrealizzabile, o meglio credeva nell’utopia come motore portante della vita di un uomo e soprattutto di una società, come mezzo per migliorare e andare avanti. Il sue essere era il risultato del suo vissuto ma anche della sua innata personalità, di una predisposizione naturale ad aiutare gli altri e a dare amore gratuitamente. Un amore che desiderava, come del resto ogni uomo su questa terra, anche ricevere. Stefania è nata il 4 febbraio 1987, ha passato la sua vita a Licodia Eubea e solo da qualche anno viveva come studentessa a Catania. A Licodia ha studiato fino alla scuola secondaria. I compagni di scuola e gli insegnanti la ricordano come una bambina sveglia, impegnata in varie attività, molto intelligente, socievole e sempre pronta a schierarsi dalla parte di chi era più debole. Questo senso di giustizia, innato nella sua persona, con il passare degli anni comincia ad assumere contorni più definiti. Inizia a scoprire meglio il mondo e la società in cui vive, un po’ come accade a tutti gli adolescenti, e tutto ciò la porta ad accostare allo studio della letteratura e della filosofia al Liceo Classico B. Secusio di Caltagirone, un’attività di scrittura, personale nei diari e pubblica nei vari articoli per una rivista locale di Licodia, La Bussola. Il mondo privato e intimo che ritroviamo nei suoi diari può essere considerato un racconto delle proprie esperienze adolescenziali ma anche un insieme di riflessioni sulla sua persona nella società, mentre la scrittura indirizzata ad un pubblico, quello della comunità in cui viveva, diventa un modo per esternare il bisogno di impegno sociale che in seguito diventerà anche politico. Un impegno quest’ultimo fatto di ideali sani e non di interessi, vissuto in primo luogo nelle azioni della vita di tutti i giorni. Intanto continua la sua formazione iscrivendosi all’Università degli Studi di Catania e frequentando il corso di Laurea in Lettere Moderne. L’esperienza universitaria, la nuova realtà di Catania in cui si ritrova a vivere, l’impegno politico e soprattutto una maggiore consapevolezza del proprio essere donna accrescono in lei l’interesse verso la questione femminile e l’esigenza di difesa dei diritti delle donne. Il suo femminismo era vissuto sia a livello ideale che praticato nella quotidianità, con i comportamenti e con i modi tramite i quali stabiliva i suoi rapporti con l’altra gente. Basta leggere una delle sue tante poesie per capire cosa significasse per Stefania essere donna. Prima di diventare l’ennesima vittima del femminicidio che sta colpendo il nostro paese e non solo, Stefania era agli sgoccioli con l’Università. Aveva una media molto alta, le mancavano solo poche materie alla laurea e aveva già iniziato il suo lavoro di tesi in campo linguistico con la Prof.ssa Gabriella Alfieri. Aveva una passione per lo studio della lingua e si immaginava in futuro impegnata all’interno di questo ambito disciplinare. Amava trasmettere il proprio sapere e non tenerlo nascosto, per questo sarebbe sicuramente diventata un’insegnante come pochi se ne trovano oggi. Prima di diventare vittima di femminicidio sognava di fare più di un viaggio per aumentare le proprie conoscenze e ritornare ancora più preparata nel proprio paese. Sognava anche un amore felice, una persona accanto che la amasse nel senso vero del termine e a cui dare tutto il suo amore, così come del resto già faceva con la gente che le stava accanto. Era impossibile infatti non essere avvolti dal suo calore e da questa sua capacità di coinvolgerti in tutto quello che faceva o pensava. Prima di diventare l’ennesima vittima di femminicidio, Stefania era tutto questo e molto altro ancora. Dopo essere diventata l’ennesima vittima di femminicidio, Stefania non può più realizzare i suoi sogni, non può più trasmettere la propria conoscenza e il suo calore.
Siamo un'associazione completamente autofinanziata
Associazione Antimafie "Rita Atria"C.F. 92020250830
Intesa Sanpaolo filiale di Milazzo
copyright 2020 Associazione Antimafie Rita Atria - C.F. 92020250830 - info@ritaatria.it